Proteggere il Tempo Clinico: la Vera Rivoluzione dell’AI
Man mano che ci avviciniamo alla fine dell’anno, sento che è il momento giusto per aggiornare la mappa delle principali 30 realtà HealthTech europee, soprattutto dopo i grandi round di finanziamento che hanno segnato il 2025.
I dati provengono dalla piattaforma HealthTech Alpha di Galen Growth, Redefining Digital Health Intelligence (link nel primo commento)
1️⃣ 𝗨𝗞: 𝗶𝗹 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼 𝘂𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗮 𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲
Dopo il rapporto Darzi del 2024, il Primo Ministro Keir Starmer ha annunciato una strategia NHS “digital-first”.
Il Regno Unito ha creato aziende HealthTech solide, ma l’NHS soffre: pochi fondi, casi eclatanti di fallimento (come Babylon), e incentivi strutturali che frenano l’adozione dell’innovazione.
Nonostante il caos attuale, resto convinto che l’NHS possa ancora diventare il modello europeo di trasformazione guidata dall’AI.
2️⃣ 𝗢𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗮𝗹𝗲-𝘂𝗽 𝗽𝗶𝘂 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝘁𝗮 𝗱’𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮
Oura Ring è valutata 11 miliardi di dollari: una delle aziende HealthTech più importanti al mondo.
Non è puro software (l’80% dei ricavi 2025 sarà hardware), ma proprio l’hardware permette di superare molte barriere infrastrutturali.
Il suo successo nasce dalla scelta di puntare senza compromessi sul mercato USA, il più grande al mondo per l’HealthTech.
3️⃣ 𝗦𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮 𝗲, 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼, 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮: 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗶 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗶, 𝗽𝗼𝗰𝗮 𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲
L’Italia ha il quarto sistema sanitario europeo per dimensioni, ma è solo tredicesima per finanziamenti HealthTech.
La Spagna è quinta per dimensioni, ma settima per funding, molto indietro rispetto a Paesi più piccoli come Svizzera e Svezia.
Ciononostante, anche qui emergono campioni significativi come Quibim (127M$) e MySphera (106M$).
4️⃣ 𝗘 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗮𝗱𝗱𝗼𝗽𝗽𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶, 𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗿𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼, 𝘀𝘂𝗹 𝗛𝗲𝗮𝗹𝘁𝗵𝗧𝗲𝗰𝗵
I sistemi sanitari universali europei stanno soffrendo. Versare altro denaro non basterà a correggere i difetti strutturali.
Allo stesso tempo, molte start-up promettenti rischiano di bloccarsi prima di raggiungere un impatto reale.
Serve un ripensamento profondo.
Non possiamo continuare a chiedere alla Medicina Generale di sostenere da sola un sistema che cresce in complessità più velocemente delle sue risorse. L’AI non serve a sostituire i medici, ma a proteggere il loro tempo clinico, liberandoli da compiti semplici e ripetitivi e concentrarsi su ciò che davvero genera valore: fragilità, cronicità, diagnosi difficili, relazione di cura.
Non è “fare meno”, è fare meglio.
𝗖𝗼𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗲𝗾𝘂𝗶𝗹𝗶𝗯𝗿𝗶𝗼, 𝗹𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗚𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗽𝘂𝗼 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗻𝗼𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮, 𝗻𝗼𝗻 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗺𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮.


