La lezione di OpenEvidence
OpenEvidence è una piattaforma di ricerca clinica basata su AI, usata dai medici per ottenere risposte rapide e basate sulle evidenze scientifiche, senza lavorare direttamente sulle cartelle cliniche.
In circa due anni è passata da zero a 50 milioni di dollari di fatturato.
Una delle chiavi del successo è stata questa: all’inizio non ha gestito dati identificabili dei pazienti e non si è integrata con i sistemi clinici.
Per capirci, nel contesto USA:
• HIPAA è l’equivalente americano del nostro GDPR sanitario: scatta solo quando tratti dati personali e clinici identificabili.
• I BAA (Business Associate Agreement) sono contratti obbligatori tra ospedali e fornitori quando questi accedono o gestiscono quei dati. Sono lunghi, complessi e spesso bloccano tutto per mesi.
OpenEvidence, evitando i dati paziente, non ne aveva bisogno.
Il medico faceva domande cliniche generali, lo strumento rispondeva, fine.
Niente contratti, niente IT, iscrizione in pochi minuti.
I medici l’hanno usata, l’hanno trovata utile e l’hanno consigliata ad altri colleghi.
Crescita dal basso, non da gare o procurement.
Solo dopo, nel 2025, hanno introdotto HIPAA e BAA, quando ormai la domanda arrivava direttamente dai medici.
La lezione, anche per l’Europa, è semplice: spesso non è la normativa a fermare l’innovazione, ma la paura di violarla prima ancora di averla capita davvero.


