𝗟’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮

Il grafico pubblicato da The Economist mostra qualcosa di straordinario: la percentuale di articoli PubMed che contengono il termine “𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝗰𝗲” o “𝗺𝗮𝗰𝗵𝗶𝗻𝗲 𝗹𝗲𝗮𝗿𝗻𝗶𝗻𝗴” sta crescendo in modo esponenziale.
E non parliamo più di un picco temporaneo, ma di una 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮.

Dietro a questa curva c’è un cambiamento profondo:
🔹 I foundation model (GPT, Llama, Gemini) stanno entrando nei laboratori e nei reparti.
🔹 Gli algoritmi aiutano a 𝘀𝗲𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗿𝗲 𝘁𝗮𝗿𝗴𝗲𝘁 𝗽𝗲𝗿 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗶, 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗽𝗿𝗲𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗯𝗶𝗴 𝗱𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗹𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶, e perfino a 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗽𝗼𝘁𝗲𝘀𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮.
🔹 La CZI (Chan Zuckerberg Initiative) sta costruendo una 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗿𝘁𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗔𝗜-𝗽𝗼𝘄𝗲𝗿𝗲𝗱 per simulare processi biologici complessi.

In altre parole, 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮 𝘀𝘁𝗮 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮 “𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗹’𝗔𝗜”.

👩‍⚕️ Clinici e ricercatori dovranno:
• imparare a dialogare con l’AI come con un nuovo collega di laboratorio,
• verificare e supervisionare i suoi risultati,
• trasferire questa intelligenza aumentata nei percorsi diagnostici e terapeutici quotidiani.

Il medico del futuro non sarà sostituito dall’AI.
Semplicemente, chi saprà usarla 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶𝗽𝗹𝗶𝗰𝗵𝗲𝗿𝗮 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗹𝗶𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗲 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗼.

Stiamo entrando nell’era della “biomedicina aumentata”.
E i dati ci dicono che siamo solo all’inizio.